Le Api e l'elettromagnetismo
Le antenne delle api presentano dei recettori tattili, olfattivi, gustativi. A questi sensi, simili ai nostri, se ne vanno peraltro ad aggiungere moltissimi altri; per questo motivo potremo affermare che le api non hanno solo un sesto senso, ma anche un settimo, un ottavo e via dicendo. Hanno inoltre sensori di temperatura, umidità, concentrazione dell’anidride carbonica, velocità del vento, che consentono loro di percepire l’accelerazione di gravità, o le vibrazioni sonore piuttosto che le cariche elettriche… tutti perfettamente disposti nelle loro antenne. Queste rappresentano di fatto un mezzo di comunicazione per le api e costituiscono il più importante strumento di coesione dell’alveare: sono l’organo che permette all’ape di essere un “animale sociale”.
Le api producono musica…. Attraverso la loro danza nei favi di cera, gli insetti sono in grado di trasmettere informazioni proprio mediante i movimenti del corpo e la coreografia con la quale si esibiscono, contiene i dati necessari alla comunicazione. Questa danza produce in realtà delle onde sonore che le api avvertono attraverso le antenne. La percezione dei campi magnetici non è dovuta solo alle vibrazioni; in effetti l’ape esploratrice crea un campo elettromagnetico, le cui variazioni sono facilmente individuate dalle altre api in ascolto. Campi a bassa frequenza accrescono il loro metabolismo, mentre quelli ad alta frequenza le inducono a fuggire. Ciascun apicoltore, ad esempio, ha avuto negli anni la possibilità di constatare la capacità che possiedono questi insetti di prevedere l’approssimarsi di un temporale. Tale abilità potrebbe essere messa in relazione alla loro sensibilità ai fenomeni elettromagnetici, dato che le perturbazioni metereologiche provocano altresì forti squilibri ai campi elettromagnetici. Il rivestimento del corpo delle api possiede quasi per intero una carica elettrica di basso potenziale, tuttavia le superfici delle membrane e delle ghiandole portano cariche elevate. Normalmente le antenne conducono cariche elettriche tra di loro opposte e tale polarità può essere invertita, apparentemente in maniera volontaria, nel tempo di un secondo. I campi elettrici generati, facendo vibrare le ali e il corpo dei piccoli insetti, deflettono passivamente il flagello in base alla legge di Coulomb. Le decompressioni così originate sono percepite poi dall’ organo di Johnson che trasmette a sua volta il segnale ai neuroni. Come fanno le api a controllare l’elettricità? Lo strato di cera che ricopre l’esocuticola, la superficie del corpo, è di fatto un materiale di-elettrico, che
permette la creazione di un’elevata differenza di potenziale tra l’esterno e l’interno dell’ape (es. condensatore). Le frizioni con altri materiali o con l’aria durante il volo, fa in modo che l’esocuticola accumuli delle cariche elettriche, sino ad arrivare ad una differenza elettrica di potenziale anche di 200V. Le api sono consapevoli del campo elettrico che emettono e che consente loro di modularlo. Durante la danza variano deliberatamente l’intensità del medesimo, alternando componenti ad alta e bassa frequenza.
Le api parlano con i fiori … Lo fanno attraverso l’elettricità. Come riescono ad individuare dei fiori nettariferi? Le api sono caricate elettro positivamente, invece i fori hanno una debolissima carica elettronegativa, dovuta alla differenza di carica tra suolo e atmosfera. Quando gli insetti si avvicinano ai fiori, mentre ancora si trovano in volo, sono in grado di percepire la differenza di carica elettrica e nel momento in cui l’insetto atterra sul fiore e ne sugge il nettare, altera la carica elettrica del fiore. Questo ha bisogno di essere impollinato e quindi manifesta una carica elettrica negativa molto bassa, la quale viene percepita dall’ape, che ne ha di converso una positiva molto alta. Nel momento in cui l’ape sugge il nettare – e quindi il fiore non ha bisogno di essere impollinato -ne altera la carica elettrica, in modo tale che in quella frazione di tempo il fiore stesso non attiri altre api. Questo fino a quando non avrà prodotto una certa quantità di nettare e sarà in grado di mutare nuovamente carica per attirare ulteriori insetti.
Lorenzo Rossetti
Tecnico Apistico A.S.G.A. Montalcino